Skip to main content

E’ trascorso un anno dall’inaugurazione del CAM Itinere di Pescara, primo centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti presente sul territorio pescarese, nato dalla volontà e collaborazione tra Comune di Pescara, centro antiviolenza Ananke e con la partecipazione del CAM di Ferrara. In occasione di questa ricorrenza ci ritroviamo a fare un primo bilancio di questo percorso così fortemente desiderato dalle istituzioni locali e che ci ha visto lavorare con responsabilità per rispondere adeguatamente a questa esigenza.

Il primo passaggio di questo percorso è costituito nella strutturazione dell’equipe che avrebbe animato il centro, così attraverso una formazione sia teorica che esperienziale conclusasi nel giugno 2021, si è giunti alla costituzione del gruppo di operatori e operatrici che avrebbe poi fattivamente iniziato a costruire il CAM. In questo passaggio è stato essenziale il supporto delle operatrici e degli operatori che il CAM di Ferrara ha messo a nostra disposizione con la loro ampia esperienza nel campo della violenza, così come il ruolo delle operatrici dell’associazione Ananke di Pescara, impegnate da molti anni sul territorio nel supporto e nell’aiuto delle donne vittime di violenza. Peculiarità della formazione e del percorso personale di ogni operatore/operatrice CAM è stato quello di ripensare il proprio rapporto con la violenza, le esperienze di vita che ci hanno visti sia autore/autrici che vittime. Attraverso la guida esperta di chi ci ha formato è stato dunque possibile orientarsi in maniera più accurata all’interno delle diverse sfaccettature del concetto di violenza, analizzandone sia gli aspetti peculiari personali, sia quelli più generici diffusi a livello culturale.

Nonostante molti di noi non fossero alla loro prima esperienza nel settore, abbiamo potuto sperimentare ancora una volta quanto sia difficile parlare di violenza e riconoscerla dentro di sé prima ancora che cercarla fuori. La formazione dunque, ha messo in moto un percorso personale di ripensamento di sé rispetto alle proprie parti violente che per gli operatori e le operatrici è ancora in corso e che orienta ogni giorno il nostro lavoro con gli utenti. Ci siamo chiesti cosa volesse dire diventare una operatrice/un operatore CAM, ci siamo domandati se un’operatrice può parlare con un maltrattante o come quest’ultimo reagirà alla relazione con lei. Ci siamo domandati quanto un uomo possa affrancarsi da un pensiero di stampo patriarcale ed in che misura tutto ciò sia comunicabile/trasmissibile ad altri uomini. Abbiamo scoperto che tutto questo non sarebbe stato possibile senza mettere in gioco le nostre paure e i nostri punti fermi, cercando guida e sostegno nell’esperienza altrui ed all’interno del gruppo 

Al termine di questa fase ci siamo costituiti: sei operatori e cinque operatrici che con le loro variegate esperienze si trovavano per la prima volta a dover portare avanti un centro che si occupa di contrasto alla violenza di genere. Mentre da una parte si è incominciato a mettere in campo le reti di contatti e a cercare di identificare il proprio ruolo all’interno dell’equipe, sono arrivati i primi utenti. Questo è stato per noi un momento molto importante sotto il punto di vista professionale ma ancor più sotto il profilo umano, dandoci modo di confrontarci concretamente con ciò che avevamo appreso durante la formazione, e soprattutto permettendoci di toccare con mano forme di violenza fino a quel momento trattate a livello più teorico. Abbiamo potuto constatare ciò che in fase preliminare ci era stato insegnato, ovvero che la presa di consapevolezza dei propri atti violenti, per quanto difficoltosa ed ardua da raggiungere, è possibile.

Il modello operativo che abbiamo scelto prevede anche un contatto con la partner vittima di violenza, da parte delle operatrici del centro: colloqui delicati per i quali è stato necessario svolgere una formazione specifica.

Altro momento per noi essenziale è stato l’avvio del primo gruppo di uomini, condotto da due operatori ed una operatrice con la supervisione del Cam di Ferrara. Il gruppo rappresenta per l’uomo maltrattante il vero e proprio percorso di consapevolezza di sé e contemporaneamente di cambiamento dei modelli relazionali violenti. Tale cambiamento è perseguito attraverso il confronto con altri uomini e con la progressiva riflessione/acquisizione di modelli di pensiero e comportamento che tengano conto di modalità alternative alla violenza.

Il nostro gruppo di lavoro continua nella sua crescita e quindi non può privarsi di un momento di riflessione su sé stesso in cui definisce obiettivi ed affronta le criticità. A tale scopo gli operatori e le operatrici del CAM si riuniscono settimanalmente, anche con l’idea di dare a tutta l’equipe una visione integrata delle attività portate avanti nei rispettivi ambiti. Il lavoro nelle scuole, quello nell’istituzione carceraria, quello di diffusione del CAM e della sua mission, per una sua piena integrazione nella rete antiviolenza e nel tessuto cittadino, sono solo alcuni delle attività che vengono portate avanti. In questo senso anche la promozione rappresenta uno degli ambiti essenziali in cui gli operatori e le operatrici danno il loro contributo: la costruzione di un sito e di canali social attivi, così come la presenza nei singoli eventi in cui si affronta il tema del contrasto alla violenza, sono centrali affinché la cittadinanza tutta sia consapevole dell’esistenza del centro e della sua mission.

Come operatori e operatrici sentiamo la responsabilità di dover far crescere e render forte un servizio così importante per tutta la cittadinanza, uno strumento concreto ed utile nella costruzione di cambiamenti, nel modo di pensare ed agire, elementi essenziali per una società che voglia perseguire rispetto, uguaglianza di diritti e sicurezza.

 

L’equipe ITINERE