Il libro che vi consigliamo oggi è “Psicosociologia del maschilismo” di Chiara Volpato, edito da Laterza.
L’autrice, professoressa di Psicologia Sociale all’Università di Milano-Bicocca, con un linguaggio chiaro e ricco di riferimenti bibliografici, cerca di mettere a fuoco i processi psicologici e sociali che conducono al maschilismo nonché i meccanismi che regolano il potere maschile e la subordinazione femminile.
A partire da un excursus storico sul maschilismo, Volpato si sofferma sul ruolo fondamentale del processo di stereotipizzazione all’interno delle relazioni: gli stereotipi si formano perché gli esseri umani ragionano dividendo il mondo fisico e sociale in categorie, che vengono associate a funzioni e ruoli diversi e collegate allo status.
L’utilizzo degli stereotipi di genere come lente per guardare al mondo conduce inevitabilmente a mantenere e rafforzare la disparità tra i generi e questo ha delle ripercussioni anche sui comportamenti delle persone.
Infatti questi comportamenti possono diventare un veicolo comunicativo rispetto all’idea che si ha dei generi e che può esplicarsi nelle varie forme di sessismo, da quello benevolo (che riconosce alle donne una serie di qualità positive, arrivando a definirle creature preziose, da proteggere, adorare e adulare perché bravissime a fare tutto ciò che gli uomini non desiderano fare) a quello ostile (che percepisce le donne come avversarie e si basa sull’affermazione della “naturale” inferiorità della donna e sull’aperta ostilità verso richieste e pratiche di parità).
Infine l’autrice descrive come il sessismo viene messo in atto, nelle manifestazioni maschiliste nel lavoro, nella politica e nei mass media.
Un aspetto particolarmente interessante è quello riguardante il cosiddetto “fardello della mascolinità” che Volpato così descrive:
Anche gli uomini sono prigionieri e vittime della rappresentazione dominante. Il privilegio maschile trova la sua contropartita nella tensione che ogni uomo sperimenta per affermare quotidianamente la sua mascolinità. L’idea virile è prima di tutto “un carico”, che può diventare “il principio di un’immensa vulnerabilità (Bourdieu, 1998).
Un testo che pur nella sua complessità invita a riflettere sul portato storico, sociale e culturale che ha condotto alla disparità tra i generi ma che attraverso un lavoro di conoscenza e consapevolezza possiamo orientare al cambiamento.