Il libro che consigliamo oggi è “No significa no. Creare una cultura del consenso per combattere la cultura dello stupro” di Benedetta Lo Zito, Eris edizioni.
Questo piccolo libro porta con sé un messaggio importantissimo esplicitato anche dall’eloquente sottotitolo. L’autrice, che si definisce una survivor ed un’attivista specializzata in rape culture, racconta come nasce e come si manifesta la cosiddetta cultura dello stupro.
La cultura dello stupro è l’insieme dei comportamenti, dei pensieri e delle norme socialmente accettate che contribuiscono a plasmare una società in cui le violenze sessuali sono tollerate.
Atteggiamenti che esprimono victim blaming (colpevolizzazione della vittima) purtroppo sono ancora molto diffusi, quando ad esempio si pensa che una persona “se l’è cercata” se veste o si comporta in modo provocante.
Inoltre le cosiddette chiacchiere da spogliatoio di stampo fortemente maschilista diventano uno dei canali in cui il patriarcato passa inosservato sotto forma di scherzo o battuta.
A tal proposito Benedetta Lo Zito scrive:
Utilizzare linguaggi violenti e avere comportamenti misogini stereotipati contribuisce a normalizzare la visione secondo cui gli uomini sono esseri incapaci di trattenere le proprie pulsioni e le donne meno di bestie da soma di cui, a meno che non appartengano a qualcuno del “clan”, si può parlare e disporre come si vuole. Peccato che le parole influenzino i comportamenti e le mentalità, e viceversa.
Il libro inoltre analizza le diverse forme di violenza, dallo stalking al catcalling fino ad arrivare ad un interessante excursus storico sullo stupro.
Creare una cultura del consenso significa puntare anche ad un’educazione all’emotività, alla sessualità e all’affettività all’interno delle scuole come passaggio fondamentale per la costruzione di una società migliore libera da stigmatizzazioni e pregiudizi di ogni tipo. Mettere nero su bianco anche parte del proprio vissuto come survivor è un processo complesso ma che l’autrice ha voluto condividere spiegandolo così:
Riappropriarsi delle narrazioni significa non solo fare coming out come survivor e permettere a tante persone di fare lo stesso, ma anche di parlare finalmente all’interno dei limiti che noi stess3 ci siamo dat3 o quei limiti distruggerli una volta per tutte.