Nel saggio “Maledetta sfortuna. Vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere”, Carlotta Vagnoli, affronta in maniera precisa e dettagliata, cause e conseguenze della violenza di genere. L’intento è quello di stimolare chi legge ad una riflessione rispetto alle radici culturali della violenza di genere. Quali sono quindi queste radici? Dove ed in che modo attecchiscono in noi? Vagnoli, con un linguaggio molto chiaro e diretto focalizza l’attenzione su quelli che sono i responsabili della violenza di genere e che vengono tramandati ed interiorizzati sin dalla più tenera età. Gli stereotipi di genere.
A tal proposito l’autrice scrive:
La trasmissione degli stereotipi di genere quindi avviene prima di tutto all’interno della famiglia e dei piccoli nuclei sociali; solo successivamente si estende attraverso canali di massa, come la tv, il cinema, i libri, l’arte stessa. Già, perché se facciamo caso, troveremo stereotipi di genere in tutto ciò che ci circonda.
Gli stereotipi di genere infatti, sono presenti persino nella fiabe che si raccontano ai bambini e alle bambine e non fanno altre che rimarcare quella visione strettamente dicotomica che prevede precise caratteristiche assegnate ai generi. Inoltre viene sottolineato il fatto che:
Gli stereotipi, insomma, non fanno altro che rafforzare l’idea di una marginalità femminile, laddove la donna vive unicamente in una relazione subordinata all’azione maschile.
Nei successivi capitoli, Vagnoli descrive i meccanismi che si nascondono nelle radici della violenza riportando quella struttura piramidale della cosiddetta cultura dello stupro in cui la violenza di genere viene normalizzata. Questa struttura è composta alla base dai comportamenti tipici della mascolinità performativa indotta dagli stereotipi di genere come il catcalling (quelle manifestazioni che solitamente avvengono in strada o in luoghi pubblici e che ancora si fanno passare per “complimenti e apprezzamenti” come fischi, commenti indesiderati, allusioni sessuali, avance, clacson suonati al passaggio sul marciapiede, palpeggiamenti…) e lo stalking, per poi arrivare alla violenza economica, lo stealthing (rimozione del preservativo di nascosto durante l’atto penetrativo; forma di coercizione riproduttiva e di stupro), la violenza psicologica e domestica, lo stupro ed il femminicidio.
Il libro, che consigliamo vivamente, è un invito a uscire da schemi precostituiti attraverso un percorso di riflessione e riposizionamento che coinvolge tutte le soggettività. Conoscere quelle che l’autrice chiama “Le tipologie del male, dal catcalling in poi” o la fondamentale importanza che riveste il tipo di linguaggio che scegliamo di usare nelle nostre vite, sono i primi passi per contrastare le diverse forse con cui la violenza di genere si manifesta.